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Le màtrie di un’altra Italia

Massimo Angelini (Edizioni Temposospeso) - dal Minceto di Ronco Scrivia, 1 gennaio 2024, Capodanno e Giornata internazionale della pace

Passata l’importante ricorrenza degli 80 anni della Carta di Chivasso, abbiamo deciso di aprire l’anno 2024 rilanciando la mappa delle màtrie, realizzata dalle edizioni Temposospeso, a cura dello studioso territorialista Massimo Angelini. E’ la carta di un’altra Italia, che rappresenta la ricchezza delle diversità e biodiversità delle nostre regioni storiche, comunità culturali, terre identitarie, piccole patrie anzi, appunto, màtrie. La carta è giunta alla sua seconda edizione, ma resta aperta al contributo di tutti, studiosi, attivisti, amministratori locali. Contributo che non può mancare da parte di coloro che condividono con il nostro Forum 2043 la sfida dell’incontro e della collaborazione tra civismo, ambientalismo, bioregionalismo, storici autonomismi, territorialismi contemporanei, impegnati per il bene delle generazioni future.

La carta delle màtrie di un’altra Italia

(tratto dalla premessa alla guida della seconda edizione, edizioni Temposospeso, Minceto di Ronco Scrivia, 2023)

C’è un’Italia che la geografia politica e amministrativa ignora, un’Italia di piccole patrie, anzi màtrie (come la lingua-madre e la terra-madre), sub-regioni, terre identitarie, bioregioni, case comuni, nicchie linguistiche, luoghi omogenei per ambiente o per storia o per cultura, talvolta grandi come piccole regioni, talvolta piccole come lo spazio che lo sguardo può abbracciare da un campanile; c’è un’Italia dove prossimità e vicinato forse vogliono dire qualcosa e il locale è un portato di cultura quando, però, non degrada nel localismo, in uno spazio meschino di paura e chiusura, in uno spazio di autocompiacimento attraverso la costruzione dell’altro, il foresto, l’estraneo, lo straniero; c’è un’Italia fatta di molte terre, più grandi dei singoli comuni, meno dei territori amministrativi, multicolore come l’abito di Arlecchino, dove, però, nessun rombo è uguale agli altri; un’Italia che molti conoscono ma che forse per la prima volta qui viene rappresentata. Un’Italia composta di terre, di màtrie definite nel tempo per ragioni di omogeneità ambientale, per questioni di storia politica laica o ecclesiastica (le diocesi), intorno alla diffusione di una lingua locale o di una sua declinazione, separate da fiumi o dislivelli, o da coste e crinali o da altri confini meno visibili, meno reali, eppure veri per l’incidenza che hanno avuto nella vita delle persone e nella costruzione degli immaginari locali.

Anche questa seconda edizione è inevitabilmente incompleta e approssimativa, con numerose informazioni da rivedere, imprecisioni da correggere; ma è anche un’occasione per iniziare una riflessione su quei territori che in qualche misura definiscono un’appartenenza locale per ambiente, immaginario, lingua, abitazione, desiderio (jus cordis, questo è ciò che dovrebbe bastare per essere o diventare nativi di un luogo: né jus sanguinis, né jus soli, solo jus cordis), e permettono ai membri di una collettività di dire ‘io vengo da…’, ‘io vivo in…’; è una edizione per la quale mi aspetto critiche costruttive, osservazioni, proposte di integrazione, inclusione, modifica. Insomma, lettrice o lettore, ti chiederei di non affliggermi per le imprecisioni che certamente troverai, ma di scrivermi i

tuoi suggerimenti (qui: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), così, in prospettiva di una prossima edizione, gli errori li correggeremo insieme.

L’idea viene da lontano, dai primi anni 1980, quando, attraverso la rivista Etnie, avevo trovato una carta ‘Aproximació a l’Europa de les Nacions’, realizzata dal Centre Internacional Escarré per a les Minories Ètniques i les Nacions (CIEMEN) di Barcellona – che aveva intercettato la mia attenzione, richiamandomi su un altro modo di pensare l’Europa e, più in generale, di suddividere lo spazio geografico al di qua dei sistemi ufficiali di ordinamento. Questa idea, da adattare su altri criteri all’Italia, l’ho accarezzata più volte fino a decidere – durante la clausura del 2020 – di darle una forma definita, placando nello stesso tempo una spiccata propensione alla pignoleria. Sì, perché ne serve tanta, di pignoleria, per collocare e scontornare i 7.982 comuni che compongono l’Italia e disegnare oltre 500 partizioni territoriali (per la precisione, 581).

La definizione territoriale è stata fatta in minima parte sulla base delle mie conoscenze, un po’ sulle indicazioni ricevute da corrispondenti degni di fiducia, soprattutto sui dati rilevati attraverso l’Enciclopedia Treccani, Wikipedia e altri siti; ed è stata ottenuta usando come unità di aggregazione i confini dei singoli comuni, sia quelli interamente coinvolti nella definizione di una terra, sia quelli per i quali è interessata solo una parte, la prevalente, del territorio municipale. Per alcune aree d’Italia ho proposto una suddivisione più dettagliata, per altre meno: questo dipende solo dalla quantità di dati raccolti e conferma il carattere sempre perfettibile di questo lavoro . C’è ancora da osservare che la maggior parte delle suddivisioni territoriali messe in evidenza rientra nella categoria delle terre identitarie, delle màtrie o come altrimenti piaccia chiamarle, ma alcune sono solo circoscrizioni amministrative (come lo sono, per esempio, certe ‘unioni di comuni’) o nascono da una politica promozionale e turistica (così le varie coste e riviere, ancora per suggerire un esempio) oppure sono espressione di una matrice socio-urbanistica che esula dai riflessi identitari (penso alle conurbazioni, alle cinture e ai retroterra urbani), e queste ultime categorie – amministrative, promozionali, urbanistiche – le ho aggiunte solo dove non ho trovato traccia di terre identitarie per il piacere di campire l’intera Repubblica senza lasciare spazi vuoti.

Massimo Angelini
scritto nel Minceto di Ronco Scrivia
pubblicato sul Forum 2043 a Capodanno
Giornata internazionale della Pace, 1 gennaio 2024

2024 01 01 dettaglio territori Italia centrale dalla carta Matrie

Per conoscere Massimo Angelini

E’ nato a Genova e vive con Esther Weber nel Minceto di Ronco Scrivia, sui monti del capoluogo ligure. Ha scritto e pubblicato su storia delle mentalità, formazione delle comunità locali, tradizione rurale, cultura della biodiversità, antropologia filosofica. Ha fondato e coordinato l’associazione Consorzio della Quarantina per la terra e la cultura rurale e la Rete Semi Rurali. Cura ogni anno gli almanacchi rurali Il Bugiardino e Il Miraluna: il primo destinato alle terre liguri, il secondo al resto d’Italia. Ha diretto la casa editrice Pentàgora dal 2012 al 2022. Nel 2023 con Esther ha fatto nascere la casa editrice Temposospeso.

Oggi è conservatore dell’Istituto Mazziniano di Genova.

Si definisce di “pochi rimorsi e pochi rimpianti”, curioso di quello che riserva il tempo che resta.

Fra le persone a cui deve molto, ricorda Pavel A. Florenskij, Ivan Illich, Christos Yannaras, James Hillman, Marko Rupnik, Jean-Claude Michéa.

Per conoscere la sua avventura intellettuale come moderno territorialista e non solo: http://www.massimoangelini.it/.

 

2024 01 01 particolare trinita Rublev

Un augurio d’inizio anno dal Forum 2043

Il 2024 sarà un anno cruciale per studiosi, attivisti, amministratori locali che seguono il nostro Forum 2043, per il nostro impegno di unire le diversità per promuovere una società fondata sulle autonomie personali, sociali, territoriali, quindi veramente umana. Ci sono le europee, che vivremo insieme alla nostra famiglia politica EFA e al patto Autonomie e Ambiente. Ci saranno elezioni in diverse regioni. Siamo attesi, prova ancora più impegnativa, all’impegno per il rinnovo di migliaia di amministrazioni comunali, nelle quali c’è sempre più bisogno del nostro patrimonio di civismo, ambientalismo, storico autonomismo, moderno territorialismo. Ci impegneremo perché il Forum 2043 sia fonte di ispirazione e formazione per tutti coloro che ci vorranno provare sul serio, a lanciare un messaggio chiaro, di speranza e di pace, alle generazioni future: o l’autogoverno al più basso livello possibile, oppure la rassegnazione a essere sudditi in una società percorsa da centralismi (tecnologici, economici, militari, politici) sempre più autoritari. In poche parole: o decentralismo, o servitù.

Il gruppo di studio che coordina il Forum 2043
Prato, 1 gennaio 2024, Capodanno – Santa Maria Madre di Dio

 

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